Qualche consiglio per tenere i propri (e altrui) dati al sicuro
Complice il lockdown inaspettato di marzo 2020 – causato dall’ormai tristemente famosa pandemia di Covid-19 – moltissime persone si sono ritrovate “smart-worker” all’improvviso. In Italia lo smart-working (nella vera e propria accezione del termine*) è un fenomeno ancora pressoché sconosciuto, se non nelle grandi realtà.
Purtroppo nessuno era preparato a quello che sarebbe successo; di conseguenza la stragrande maggioranza delle aziende non aveva strumenti a sufficienza da mettere a disposizione dei propri dipendenti per far fronte ai mesi che sarebbero arrivati. Per questo motivo gran parte dei lavoratori hanno sì, iniziato a svolgere le proprie mansioni da casa, ma arrangiandosi alla benemeglio. Dunque utilizzando dispositivi personali. Ecco allora che arriviamo al nocciolo della questione: se in azienda per tutti i dispositivi sono previste misure di sicurezza quali vpn, firewall, anti-malware, ecc. periodicamente aggiornate da un amministratore di sistema, possiamo dire lo stesso dei nostri pc/tablet/smartphone personali?
Evidentemente la maggior parte di noi non si preoccupa troppo di proteggere i propri dispositivi; infatti secondo il rapporto fornito dal Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica) nel primo trimestre 2020 sono stati registrati i più gravi cyber attacchi a livello globale (Italia compresa) degli ultimi 7 anni.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
* modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali (…).