Senza possesso, senza pensieri
In ogni caso essere connessi è basilare lo abbiamo capito da tempo, perché offline, il nostro smartphone non è altro che un telefono (vabbé dai, anche una fotocamera). Sì, perché noi boomer non abbiamo dimenticato come fosse la vita offline e senza cloud: servivano lettori mp3 (volevo scrivere walkman, ma mi sembrava troppo), chiavette USB, CD, DVD, Blu-ray. Se volevi il nuovo album dei KoЯn dovevi masterizzarlo, scaricarlo da eMule o addirittura comperarlo – sì, perchè si pagava (o quasi) per tutto, ma poi era tuo. Avevi la tua collezione.
Oggi invece paghi piccoli abbonamenti mensili – penso a Spotify, Netflix, e compagnia – e puoi sentire e vedere tutto. Tutto, ma non hai niente. Nel tempo tutti i servizi sono diventati così, il concetto di possesso è stato stravolto: paghiamo piccole somme mensili per servizi immensi ma non possediamo niente. Per quanto mi riguarda mi piace così: una canzone è tua quando ti piace, non quando ne possiedi il CD.
Niente CD, niente DVD, niente Server fisici, niente programmi, tutto salvato chissà dove e allora per stare tranquillo fai un backup inverso: il vecchio NAS lo usi per salvare quello che hai in cloud perché… non si sa mai (OVH docet). Persino le console per giocare, vedi Stadia, sono in cloud, un sogno per chi come me ha i genitori che non gli comprano la Playstation (e io ho smesso di chiedergliela).