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Il paradigma dell’uncinetto (applicato ai social media)

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Il paradigma dell’uncinetto (applicato ai social media)
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I ferri del mestiere servono sempre, che si parli di uncinetto o Social Media

Ciascuno di noi ha un hobby, il passatempo preferito, una passione irrinunciabile, una “stanza” di decompressione alla fatica della giornata. Io ho la tendenza ad appassionarmi ciclicamente a pratiche diverse e negli ultimi mesi, complice anche il lockdown, ne ho scoperta una che mi ha completamente conquistata: l’uncinetto.

Quindi, se durante il giorno mi confronto con colleghi e clienti per coordinare i progetti Social Media di NUR, la sera e nel weekend mi armo di uncinetto e gomitoli e inizio a produrre. Bene, ma dove voglio arrivare?

Mentre lavoro all’uncinetto rifletto, e sono arrivata alla conclusione che c’è una sorta di paradigma assurdo in questa attività tra lana, cotone e maglioncini, in cui ho ritrovato tante similitudini con il mio lavoro sui social media.

Ecco dunque l’articolo che non avete mai letto: il paradigma dell’uncinetto applicato ai social media (secondo me). Sette punti che valgono per l’uno e per l’altro settore (per appassionati Social Media Manager & Crochet lovers).

1.I luoghi comuni

Se parlo di uncinetto (l’ho già detto?) molti penseranno al centrino della nonna con il souvenir della gondola di Venezia sopra. In realtà c’è molto altro, di veramente utile e attuale e molto lontano dal cliché di un’attività che puzza di baule.

Così nei Social Media, tra i luoghi comuni (per fortuna ultimamente sempre più sfatati) c’è l’idea che siano strumenti adatti per il solo uso privato o che aziendalmente possano essere gestiti da chiunque, perché molto semplici. Senza parlare poi delle grafiche: che ci vuole? Si scopiazza qua e là, si usano tool gratuiti e non serve mica un grafico! Niente di più sbagliato.

In NUR lavoriamo su un progetto social in almeno 6/7 persone: c’è chi lo “imbastisce” e si coordina col cliente, chi gestisce gli account, chi realizza i copy, chi le creatività, chi si occupa dei proofreading e chi delle campagne e della reportistica.

It’s not that easy.

2.Prima di iniziare: il progetto e la valutazione di ciò che serve avere a portata di mano

Cosa voglio realizzare e ottenere alla fine? Quanto budget ho a disposizione? Ho tutte le risorse e i materiali necessari?

Queste sono domande fondamentali nella fase iniziale, perché non è il massimo ritrovarsi nel bel mezzo di un progetto avviato senza più lana (e sperare che il fornitore ne abbia ancora dello stesso tipo a disposizione) o accorgersi di dover cambiare uncinetto senza averne di riserva.

L’esperienza e la competenza in questo caso fanno da padrona e di solito ci si affida a chi ha più “seniority” per pianificare e conoscere quanto filato occorra per un progetto. Così non capiterà che finisca prima di averlo concluso o che ne avanzi troppo, avendo buttato via soldi.

3.Pazienza, controllo e costante supervisione

È fondamentale non perdere mai di vista il progetto, soprattutto quando é ingranato e i “punti” possono sembrare routinari e si ripetono sempre uguali, perché proprio in queste situazioni potrebbe nascondersi un errore, una svista.

Nell’uncinetto, infatti, ci sono momenti in cui, una volta compreso lo schema, questo si ripete allo stesso modo fino alla lunghezza desiderata. Nei progetti sui social media può capitare che, dopo aver definito la strategia e una volta ingranata la giusta comunicazione, possa sembrare che il modello funzioni e quindi si possa applicarlo serenamente e con regolarità.

Invece no. Bisogna contare sempre i punti, o comunque controllare che non ci siano errori di distrazione, che potrebbero far saltare lo schema e sia poi necessario ricorrere ai ripari. Sul lavoro ciò significa monitorare e individuare con costanza i feedback dalle statistiche e dal sentiment della community, in modo da non doversi ritrovare poi a tornare indietro per porre rimedio.

Il paradigma dell’uncinetto (applicato ai social media)

4.Errare humanum est (disfare e ricominciare).

Anche i più esperti possono commettere sbagli, per distrazione o per la difficoltà del filato che si sta lavorando, ma è inutile camuffarli: il maglione verrà storto, non si uniranno i pezzi o alla fine cadrà sempre all’occhio quel punto saltato. Con l’esperienza si impara anche come rimediare a queste situazioni. Il male minore è prenderne consapevolezza il prima possibile e disfare il lavoro tornando indietro fino all’errore, per poi ricominciare.

È dura accettare di dover rimettere mano a qualcosa su cui è lavorato tanto, ma è assolutamente meno rischioso del trascinarsi un errore fino alla fine del progetto.

5.La qualità delle risorse

Sembra scontato ma la qualità del progetto è superiore se la materia prima lo è altrettanto, anche se non è una consecutio assoluta. È necessario avere le competenze giuste per saperla valorizzare.

Mi è capitato vedere bellissimi spot, video aziendali o concept creativi fantastici, pensati per altri canali, essere rovinosamente promossi sui social senza alcuna ottimizzazione o valorizzazione. Bisogna anche capire quando il troppo stroppia, cioè quando tanta qualità non è supportata dall’idea progettuale o può addirittura risultare debole per il canale di comunicazione.

Pur utilizzando una lana mohair di altissima qualità, se il modello del cardigan è insulso, il risultato finale sarà comunque insoddisfacente.

6.Il gusto è personale, ma un lavoro ben riuscito è oggettivo (ovvero, come darsi degli obiettivi e raggiungerli)

È importante ascoltare pareri e feedback, considerare il sentiment, ma ancor di più lo è darsi degli obiettivi iniziali e valutare a conclusione se sono stati raggiunti.

Solo in questo modo è possibile avere una valutazione oggettiva del proprio lavoro. Se così non fosse tutte le considerazioni resterebbero opinioni di gusto personale, che in realtà poco aiutano a migliorare.

7. Il mix dei colori e dei materiali (alias il valore aggiunto delle competenze eterogenee del team)

Ho trovato grandissima soddisfazione nel realizzare qualcosa da un melting pot (anche astruso) di filati dalle caratteristiche diverse che intrecciandosi andavano a creare un cardigan molto originale. Il lavoro è complesso, ma, se costruito con armonia, il risultato finale può essere strepitoso.

Questa situazione trova similitudine, a mio parere, in quei progetti lavorativi in cui il team è composto da risorse con competenze diverse. Quanto più il gruppo è numeroso, tanto più si possono avvertire le sfumature di ciascuno: una mano diversa, un’attitudine più analitica, un’altra più creativa. Se le professionalità lavorano in sintonia, possono rendere i progetti altamente qualificati e potenti.

 

Potrei continuare, ma l’uncinetto non si fa a parole. Bisogna metterci le mani.

Alla fine di tutte queste righe, se state andando a recuperare l’uncinetto della nonna, credo di essere arrivata al 30% del mio obiettivo; se invece vi piace un pò di più il mio lavoro e siete curiosi di farvi supportare dal team di NUR per la vostra azienda, allora ho fatto il 100% (sono ambiziosa?).

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Ludovica

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