Excusatio non petita
E ora veniamo al motivo che, almeno ufficialmente, ha spinto Google a chiudere il suo social network. Per 7 anni, infatti, G+ non è decollato, ma la casa di Mountain View ha continuato a usarlo, implementarlo (saltuariamente) e modificarlo. L’engagement è sempre stato molto basso e il successo scarso, quindi come mai si è deciso di chiuderlo proprio adesso?
La motivazione ufficiale sarebbe un bug, una falla nella sicurezza che poteva esporre i dati di centinaia di migliaia di utenti (si parla di oltre 500 mila) all’utilizzo indebito da parte di hacker o altri “utenti interessati”. Secondo il Wall Street Journal questa falla era nota da mesi (almeno da marzo), anche se sarebbe esistita da anni, per essere poi rivelata solo lo scorso ottobre.
Marzo 2018, infatti, era il periodo dello scandalo Cambridge Analytica che ha coinvolto Facebook e ha portato Zuckerberg a riferire davanti al Congresso degli Stati Uniti. Esisteva quindi il rischio concreto che anche il numero uno di Google dovesse fare lo stesso, con conseguente danno d’immagine ed economico. Non stiamo parlando di un problema di sicurezza al livello di Facebook (che coinvolgeva 87 milioni di utenti). Tuttavia, in un periodo di particolare attenzione verso la sicurezza dei dati sui social, poteva provocare danni non marginali.
Secondo Google, questo bug riguardava il set di istruzioni dedicato agli sviluppatori di terze parti. Una falla che dava agli sviluppatori di app esterne accesso a vari dati personali di circa 500 mila profili privati. Il bug, nato almeno nel 2015, è stato corretto a marzo 2018 e secondo Google non era noto a nessuno degli sviluppatori che avrebbero potuto trarre vantaggi da questi dati.