Big Data, Big Data ovunque
I Big Data non sono più questione riservata a pochi, immensi colossi informatici. Parlando di Big Data non è più possibile riferirsi solo alle famose Big Four, o GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple). Certo, l’uso che queste big tech companies fanno dell’enorme quantità di dati che generiamo è precluso a quasi qualsiasi altro attore sulla scena mondiale, escluso forse Windows. Possono stoccare e immagazzinare tantissimi dati, noti solo a loro, rielaborarli con software e potenze di calcolo eccezionali. E i risultati sono già sotto i nostri occhi.
Ma è tutto il mondo in cui viviamo a essere ormai un mondo di Big Data, in cui questi dati noi li generiamo pressoché ogni secondo, con diverse scelte, comportamenti e attività. Dati che riguardano le nostre abitudini, i nostri gusti, le nostre preferenze. Fino ad alcuni anni fa era necessario sedersi davanti a un computer, accenderlo, eseguire un accesso a internet, navigare e fornire personalmente i propri dati.
Ora basta molto meno: la straordinaria diffusione della connettività costante portata da smartphone, tablet, smart watch e compagnia navigante ha portato a una costante generazione di dati. E siamo solo all’alba, soprattutto in Italia, per l’Industria 4.0, l’Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things. Ma i dati che produciamo ogni giorno non riguardano solo social e shopping online: riguardano dati scientifici, istituzionali, di ricerca, aziendali, e chi più ne ha più ne metta.
Siamo sempre connessi, condividiamo e generiamo. Ma questo non è un articolo sui big data; o meglio lo è, ma incidentalmente.